Tre progetti italiani candidati alla finale del Green Alley Award 2021-2022

10 Febbraio, 2022

Ridurre gli sprechi, promuovere il riuso e il riciclo e in generale favorire l’economia circolare grazie a soluzioni innovative è possibile, come dimostrano le best case dei tre progetti Made in Italy candidati alla finale del Green Alley Award 2021-2022, la call internazionale dedicata alla sostenibilità promossa da Landbell Group e sostenuta dal Consorzio ERP Italia, tra i principali Sistemi Collettivi senza scopo di lucro che si fanno carico sull’intero territorio nazionale della gestione a norma dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e dei Rifiuti di Pile e Accumulatori.

Tra tutte le Startup Europee che hanno presentato il loro progetto, oltre 177 da 25 Paesi Europei, ne sono state selezionate 20 che parteciperanno alla sessione di votazione pubblica, per arrivare all’individuazione dei 6 finalisti, che saranno a loro volta valutati da una giuria e da una platea internazionale, ricca di esperti del settore e startup legate all’economia circolare, il 28 aprile 2022 a Berlino durante la serata finale. Il vincitore riceverà un premio in denaro pari a € 25.000.

Per votare visita il sito Green Alley Award

L’Italia è il secondo Paese in termini di candidature, dopo la Germania, con 3 progetti presenti nella lista aperta alla votazione pubblica. In dettaglio, il progetto Agree ha sviluppato una copertura plant-based per proteggere frutta e verdura, riducendo così lo spreco alimentare ed eliminando involucri e confezioni in plastica. La seconda startup candidata è Atelier Riforma, che ha messo a punto un’innovativa tecnologia di AI che facilita l’upcycling dei capi usati e la promozione di una moda circolare e sostenibile. Anche la terza startup opera nel campo della moda sostenibile: Nazena, che trasforma scarti tessili industriali e vestiti usati in nuovi prodotti.

La startup Agree

Come spesso accade, i cambiamenti radicali partono da idee semplici ma brillanti: la startup Agree propone una soluzione concreta per combattere lo spreco alimentare, rivoluzionando le modalità di imballaggio e conservazione di frutta e verdura. Si chiama Ally ed è un rivestimento protettivo di origine vegetale che conserva la freschezza del prodotto, trattiene l’umidità e ne rallenta l’ossidazione. Nasce così un’alternativa ecologica agli imballaggi in plastica, completamente biodegradabile e commestibile.

La nostra proposta è quella di aumentare il ciclo di vita di frutta e verdura utilizzando rivestimenti commestibili creati da sottoprodotti della filiera agroalimentare. La nostra proposta basata su strategie di economia circolare è tarata sulle necessità dei nostri clienti, tra cui i distributori: ad essi permettiamo una massimizzazione delle vendite derivanti dalla riduzione degli sprechi ed un efficientamento nella fase di stoccaggio e di trasporto della merce. È una soluzione veramente semplice che però potrebbe fare davvero la differenza e aiutarci a dire addio ad una consistente porzione del food waste durante la fase distributiva e che non giunge neanche al consumatore finale. Inoltre, con la nostra proposta non solo valorizziamo i sottoprodotti agricoli e le risorse necessarie alla produzione agroalimentare, come il suolo, l’acqua e l’energia, ma offriamo anche un’alternativa ai materiali utilizzati per il packaging, come la plastica. Relativamente ai materiali da imballaggio l’Italia è per ora un passo indietro rispetto ad altri paesi europei, avendo rimandato l’introduzione del cosiddetto Plastic Ban per frutta e verdura, che è invece recentemente entrato in vigore in Francia e in via di approvazione in Germania e Spagna. Come spesso accade, anche se le leggi tardano ad arrivare, i mercati hanno già cambiato rotta, investendo in soluzioni alternative agli imballaggi in plastica, e i consumatori sono pronti al cambiamento: l’adozione su larga scala di una innovazione come la nostra nel prossimo futuro è dunque molto probabile, noi siamo pronti a presentare tutti i plus del nostro prodotto. Vorrei ringraziare tutto lo staff di Green Alley per la lodevole iniziative, il premio è un’occasione unica per riconoscere i meriti delle migliori idee sostenibili e di economia circolare” – ha commentato Gustavo Gonzalez di Agree.

Se la proposta di Agree può rivoluzionare il settore agroalimentare, gli altri due progetti italiani in corsa per la finale hanno tutte le carte in regola per cambiare il volto del settore tessile e della moda, un comparto di eccellenza del Made in Italy che impatta però in maniera fortemente negativa sull’ambiente, a causa delle logiche del fast-fashion: basti pesare che l’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni di CO2 a livello globale. Come azzerare questa percentuale?

La startup Nazena

Una prima soluzione arriva da Nazena, startup di Vicenza che dà nuova vita agli scarti tessili, mettendo in atto un processo di upcycling che trasforma il materiale di scarto in nuovi prodotti a maggior valore aggiunto (packaging, oggettistica, mobili). Nazena si interfaccia infatti con le aziende tessili e propone loro la gestione degli scarti di produzione, che vengono lavorati per diventare nuovi prodotti usufruibili dall’azienda stessa o che vengono rimessi nel mercato, creando una vera e propria economia circolare.

La Founder di Nazena Giulia Rossi ha sottolineato l’importanza che iniziative quali Green Alley hanno per lo sviluppo dei progetti di Circular Economy: “Crediamo profondamente che ogni oggetto ed ogni materiale possa avere una seconda vita, o meglio, un ciclo di vita infinito, perché al termine del suo uso può sempre essere trasformato in altro e riutilizzato nella sua nuova veste e funzione. Questa è proprio la definizione di Circular Economy, la nostra iniziativa è un esempio simbolico di ciò ed è una proposta che funziona e che i clienti già apprezzano, ora lo step successivo è allargare la nostra base clienti ed essere riconosciuti in Italia e all’estero. Qui entrano in gioco i contest come Green Alley, che garantiscono visibilità e fanno da booster ai progetti, proiettandoli in una dimensione più grande rispetto a quella di impresa locale in cui sono nati. Essere tra i semifinalisti di un premio così prestigioso e che valorizza davvero le imprese sostenibili quale è Green Alley è un importante riconoscimento del nostro lavoro”.

La startup Atelier Riforma

Atelier Riforma, la terza startup in gara, affronta il problema dei rifiuti tessili nell’industria della moda partendo da un altro punto della catena del valore, ossia dai vestiti usati e destinati ad essere gettati. La tecnologia proprietarie Re4Circular da loro sviluppata è il primo esempio Intelligenza Artificiale applicata alla catalogazione e digitalizzazione dei rifiuti tessili: questi ultimi vengono classificati e indirizzati verso destinazioni sostenibili, riuso e riciclo in primis. L’azienda ha poi anche una vocazione sociale, avendo creato partnership con oltre 25 realtà sartoriali in tutta Italia che promuovono a loro volta l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

Elena Ferrero e Sara Secondo, Co Founder di Atelier Riforma, raccontano la storia del brand e illustrano il funzionamento tecnico e concreto della loro idea: “Atelier Riforma nasce nel 2019 con la mission di ridurre l'enorme impatto ambientale del settore tessile-moda attraverso l'economia circolare. Abbiamo iniziato in modo molto pratico, rimboccandoci le maniche: raccogliendo vestiti usati e affidandoli a una rete di sarti affinché ne rimuovessero i difetti e li rendessero nuovamente indossabili. Abbiamo poi capito che il riciclo ed il riuso potevano davvero essere un nuovo paradigma per il fine vita dei vestiti usati, giorno dopo giorno abbiamo portato avanti la nostra idea, fino alla progettazione di una piattaforma tecnologica che permettesse di applicare il nostro modello di economia circolare su larga scala, Re4Circular. Ora collaboriamo con 25 clienti e guardiamo al futuro con ottimismo, certi che potremmo svolgere un ruolo di primo piano nella conversione green del settore moda, anche in vista dell’obbligatorietà della raccolta differenziata dei rifiuti tessili che sarà realtà in tutta Europa entro il 2025. Si parla tanto di sostenibilità ambientale e gestione dei rifiuti, le iniziative come Green Alley sono fondamentali per dare uno sprint ai progetti che veramente possono fare la differenza in questi campi. Inoltre, partecipare a queste competizioni permette di conoscere altre startup che condividono i propri valori e ne possono nascere interessanti partnership e sinergie. Insomma, Green Alley è un vero e proprio palcoscenico, siamo contenti di essere stati inclusi in questa iniziativa di successo”.

 

Daniela Carriera Sales Marketing e Business Development Director del Consorzio ERP Italia, ha così commentato: “Green Alley è un contest che dal 2014 si propone di valorizzare tutti quei progetti a livello europeo che mettono al centro la sostenibilità, aiutandoli ad ottenere la visibilità necessaria per diventare iniziative su larga scala e raggiungere il successo che si meritano. Come Consorzio ERP Italia siamo assolutamente orgogliosi di sostenere l’iniziativa, che ogni anno permette a numerose startup di confrontarsi in un contesto stimolante e costruttivo, per mettere a fattor comune l’impegno per la costruzione di un futuro veramente sostenibile. L’edizione di quest’anno ha visto la candidatura di 177 proposte imprenditoriali da 25 paesi europei, tra i quali sono stati poi selezionati i 20 progetti finalisti che includono anche le proposte Made in Italy di Agree, Nazena e Atelier Riforma”.

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